Il dipinto è una copia del San Giorgio e il drago dipinto da Raffaello intorno 1505 e conservato alla National Gallery of Art di Washington. L’opera venne commissionata da Guidobaldo da Montefeltro per essere inviata in dono a Enrico VII, o forse al suo emissario, Gilbert Talbot, e vi giunse per il tramite di Baldassarre Castiglione.
La copia spoletina, per la quale è stata in passato erroneamente proposta un’attribuzione a Raffaello, è stata donata alla Pinacoteca nel 1954 da Anna Detti, figlia del pittore spoletino Cesare Detti, e vedova dell’antiquario reggiano Luigi Parmeggiani che aveva lavorato soprattutto a Parigi. Il dipinto proviene da questa città, come provano i timbri e le etichette della Dogana sul retro risalenti forse a prima del 1924, epoca in cui l’antiquario chiuse la sua attività. Sul pettorale rosso del cavallo è scritto RAPH, con una lacuna che doveva contenere le lettere AEL, mentre nel retro compare a inchiostro il numero 50 e un’altra attribuzione «Raphael» manoscritta. Vi è anche un timbro frammentato in ceralacca con le sole lettere SUQ.
Nel dipinto il San Giorgio è raffigurato secondo la sua iconografia tradizionale a cavallo nella sua lucente armatura mentre trafigge con la lancia il drago. Sulla destra si trova la principessa in preghiera mentre osserva l’eroe in azione e nello sfondo è dipinto un delicato paesaggio con dettagli di alberi frondosi. E’ soprattutto nella rappresentazione della natura che si colgono alcune delle differenze con l’originale di Raffaello, in particolare nello sfondo e nelle piante cresciute sulla roccia di sinistra che ospita la caverna del drago. Di notevole pregio è la cornice intagliata e dorata in cui è ribadita l’attribuzione dell’opera a Raffaello.