Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005), personalità cardine dell'astrattismo italiano, dopo una prima militanza nel collettivo Arte Sociale, fu, nel 1947, fra i sottoscrittori del manifesto del gruppo Forma 1.
Successivamente, insieme a Mino Guerrini e Achille Perilli, apre la Galleria-libreria Age d'or, che in poco tempo diverrà un importante crocevia culturale. Qui, difatti, venne progettata, di concerto con l'Art Club di Prampolini di cui, nel frattempo, Dorazio era diventato segretario, l'importante mostra Arte astratta e concreta in Italia che si tenne alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, nel febbraio 1951.
Per comprendere il respiro internazionale della ricerca di Dorazio, si veda la sua presenza nella mostra Monochrome Malerei, tenutasi a Leverkusen nel marzo 1960 e presentata dal critico Udo Kultermann, al fianco, fra i molti, di Fontana, Newman e Rothko, nonché in Nova Tendencija 1, organizzata nello stesso anno a Zagabria, insieme ai più giovani membri di Azimuth, del Gruppo T e del Gruppo N, dei francesi del G.R.A.V. e dei tedeschi del Gruppo Zero, e, nel 1965, nella discussa The responsive eye al MoMA di New York. Negli anni Sessanta, Dorazio approda a un personale superamento dell'informale, elaborando una pittura in direzione costruttiva che si esprime con fitti reticolati di fasce differenziate cromaticamente e visibilmente realizzate a mano libera, per sottolinearne, in controtendenza con quanti si stavano cimentando in un'arte sempre più impersonale, il fare manuale.
Egli dimostra una concezione all over della tela, interpretando il quadro come sezione di un continuum ininterrotto, una texture in cui le stratificazioni di linee, benché eseguite regolarmente, non appaiono mai meccaniche, mancando cosi la rigidità di un perfetto allineamento calcolato.