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Studio di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino

La tela, commissionata dallo spoletino Alfonso Palettoni negli anni del suo governatorato a Cento e presente a Spoleto forse già dal XVII secolo, fu donata dagli eredi della famiglia Palettoni alla confraternita cittadina della Maddalena. Il Palettoni frequentava certamente la bottega del Guercino, come dimostrato dal Libro dei conti dei due fratelli Barbieri, nel quale vengono annotati diversi pagamenti effettuati dal governatore spoletino tra i quali anche quello per la Spezieria di Paolo Antonio, fratello del Guercino, oggi esposta presso il piano nobile di Palazzo Collicola.
Nel 1861 a seguito del Decreto Pepoli e della soppressione degli ordini religiosi, la confraternita per evitare la confisca della Maddalena, fece rimuovere la pala in maniera clandestina e la nascose in Duomo dietro il quadro di Annibale Carracci presente sull’altare del transetto destro; fu però scoperta, sequestrata e depositata nel Palazzo Comunale.
Intorno alla metà del ‘900 venne commissionato a Giovanni Catena il restauro, in occasione del quale il pittore spoletino ne dipinise una copia per la chiesa della Maddalena.
L’opera è concordemente indentificata dagli studiosi come uno studio di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, non comparendo nel Libro dei conti del maestro centese alcun riferimento collegabile alla Maddalena spoletina, nella quale pur riconoscendo la presenza della sua bottega nella qualità dell’esecuzione è possibile riferire l’impostazione generale al Guercino stesso e a quella fase del suo percorso caratterizzata da “una gamma cromatica più pallida, più pastello e un tipo di fattura più delicato” (D. Mahon).
La monumentalità della figura della Maddalena penitente, soggetto assai popolare in quel tempo, viene raffigurata nell’atto di flagellare le sue carni, coperta da un pesante mantello e inginocchiata su di una pietra. La santa interagisce con lo spazio circostante in modo equilibrato mentre un grande angelo chiude la composizione a sinistra mentre i tre putti alla sua destra segnano il passaggio dall’ombra alla luce.



Bibliografia:

- B. Toscano, Guercino 1636 (o ’37): La Maddalena, in “Spoletium”, 14, 1970, pp. 47-32.
- V. Casale, G. Falcidia, F. Pansecchi, B. Toscano, Ricerche in Umbria, 1976 , p. 33, n. 252
- G. Sapori, Studio di Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino, in Arte in Valnerina e nello spoletino, catalogo della mostra a cura di P. Felicetti, (Spoleto, 25 giugno-30 agosto 1983), Multigrafica Editrice, Roma, 1983 pp. 135-137.

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