Piero Raspi
Spoleto, Palazzo Collicola, dal 14 dicembre 2019 al 08 marzo 2020
Nasce il 12 febbraio del 1926 a Spoleto. Nella cittadina umbra avvierà, nell’ambito del post-cubismo, la sua fortunata carriera artistica e sarà tra i fondatori, nei primi anni Cinquanta, del Gruppo di Spoleto oltre che del Premio Spoleto. Dalla metà degli anni Cinquanta il riferimento principale diventa l’ambito informale, da cui apprende nuove possibilità espressive della materia al di fuori di ogni superstite esigenza figurativa.
Nel 1957, entra a far parte degli artisti gravitanti attorno alla galleria “L’Attico” di Roma, dove esporrà ciclicamente. Il 1958 è l’anno in cui partecipa alla Biennale di Venezia, giungendo alla ribalta internazionale. In questo periodo viene identificato come uno dei protagonisti dell’informale materico, affine alla poetica di Burri e Tàpies.
Con l'inizio degli anni Sessanta tiene numerose mostre personali e collettive in Italia, tra cui la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. All’estero espone in numerose città, tra le altre, Londra, Los Angeles, San Paolo del Brasile, Rio de Janeiro, Stoccarda, Parigi, Bruxelles, Colonia, Montreal, Madrid, Barcellona, Edimburgo, Chicago, Lucerna, Tel Aviv, Salisburgo, Zurigo e Tokyo.
Nel 1967 si reca negli Stati Uniti stabilendosi in Pennsylvania. Qui si confronta con le nuove ricerche dalla Pop Art. In questo periodo dipinge una serie di quadri che poi espone a Philadelphia e New York. A partire dal 1978, inizia una nuova fase pittorica contrassegnata da opere di un inedito cromatismo.
Con l’inizio del nuovo millennio, oltre alla realizzazione dei monocromi, abbraccia altre forme di espressione creativa e ricorre all’uso di nuovi materiali come l’acciaio. Realizza nel 2001 a Spoleto, presso l’Albornoz Palace, una scultura parietale in lastre di acciaio, dove trasferisce le astratte e raffinate architetture dei Collages realizzati dalla fine degli anni Cinquanta.
A partire dal secondo decennio degli anni Duemila, si concentra sulla revisione critica e catalogazione delle sue opere, oltre che al restauro di alcune carte e Collages degli anni Cinquanta e Sessanta
La mostra si propone come un focus su un artista che oltre ad esser nato a Spoleto e aver fatto parte del gruppo dei 6 di Spoleto, è presente nella collezione della Galleria d’Arte Moderna della città.
Nati come sperimentazione tra il 1958 e il 1964, i Collages rappresentano il raggiungimento di un'importante indagine estetica di Piero Raspi. Già nelle prime opere, realizzate nel 1958 quando ancora faceva parte del gruppo dei 6, le astratte e raffinate architetture di semplici fogli giustapposti e sovrapposti sembrano essere percorse da guizzi vitali che nel tempo si faranno via via più marcati.
Con l'avvio degli anni '60, la struttura delle opere diviene più dinamica con l'affiorare, tra gli strati di carta, di componenti quali fotografie, lettere e oggetti tridimensionali. Questo riferimento alla realtà quotidiana, imprime ai Collages un'energia da non-sense, che rende le opere affini alla decontestualizzazione new-dada tipica in quello stesso periodo dell’americano Robert Rauschenberg.
La produzione, si alterna ai grandi quadri informali, pur con evidenti differenze: dalle dimensioni ai materiali, dall'impatto cromatico a quello spaziale. Ma ciò che maggiormente differenzia i quadri dai Collages è la presenza in quest'ultimi di una vena ironica leggera e sottile come una velatura. Caratteristica comune a tutti, è l'essere stati per anni celati negli archivi dell'autore è per questo essere, per alcuni, assolutamente inediti.